Lo scorso autunno le classi III E e IIIF della Scuola Secondaria, coordinati dai docenti Lovati, Delli Carri, Rubino e Agolli hanno partecipato ad un laboratorio creativo presso il Museo Interattivo del Cinema di Milano, finalizzato alla realizzazione di un booktrailer.
Guidati dalla regista Giovanna Volpi, gli alunni della III E hanno lavorato sulla resa cinematografica del romanzo di Kim Slater “Smart”, storia di Kieran, un ragazzino speciale, definito ritardato dai suoi compagni bulli.
In realtà, Kieran è intelligente, un ottimo osservatore e un grande appassionato di CSI. Suo tratto distintivo è il talento per il disegno. L’unica a incoraggiarlo e a preoccuparsi per lui è l’insegnante di sostegno. Per sfuggire ai maltrattamenti del patrigno, il ragazzino si ritrova a passare le sue giornate spesso da solo in riva al fiume o in compagnia di alcuni amici barboni. Sarà proprio la morte di Colin, un senzatetto suo amico, a dare il via all’intera vicenda. Kieran, infatti, lo ritroverà morto nel fiume. La polizia non si sprecherà in troppe indagini, definendo l’accaduto “un semplice incidente”. Ma il nostro protagonista non si darà per vinto e grazie a Jean, una barbona amica di Colin, riuscirà a scoprire gli indizi che faranno luce sul caso e metteranno ordine nella sua vita.
La IIIF ha, invece, realizzato il booktrailer del romanzo di Fabrizio Gatti “Viki che voleva andare a scuola”. La vicenda di Viki è la storia vera di chi insegue il sogno di una vita nuova, una vita migliore. Il racconto inizia lontano, oltre il mar Adriatico, in Albania. Viki, la mamma Mara e la sorellina Brunilda partono da Lezhe per riunirsi al padre emigrato e clandestino nella ricca Milano. Un viaggio spaventoso in balia del mare in tempesta e, peggio ancora, degli scafisti, per i quali la vita umana vale meno che niente. Arrivati sani e salvi a destinazione, Viki trova la crudele sorpresa di una vita ai limiti dell’umana sopportazione tra fango, topi e freddo, sempre in compagnia della paura. Solitario spiraglio di normalità è la scuola dove il ragazzino viene accolto con umano calore e dove le maestre e i compagni gli donano quella “cittadinanza” tanto desiderata che la legge italiana gli vieta.
Ed ecco il frutto della creatività dei nostri allievi